25 Mar Il valore del tempo nella scrittura
Mi trovo alla stazione di partenza di Voci come la mia, ad attendermi Manuela Limonta, artista, filosofa, una persona indimenticabile devo dire.
Scrive, sul suo sito:
Ho solo due imperativi che sono poi suggerimenti che ci ha lasciato Socrate. Conosci te stesso o te stessa e so di non sapere.
Due punti di partenza importanti che possiamo fare nostri, grazie a Manuela, se desideriamo condurre una vita più consapevole.
La parola con cui iniziamo questo viaggio è tempo, e, con essa, il suo valore: prendi queste due parole, riponile nel tuo bagaglio a mano, e partiamo.
LP – Ciao, Manuela, come stai?
ML – Tutto bene: ti ringrazio nuovamente per questo spazio; ti faccio i miei complimenti, Alessandra, per la tua attività che trovo molto interessante: riportare il valore della scrittura, della narrazione, credo oggi sia veramente salvifico: è un valore aggiunto che possiamo portare alla nostra vita, sia personale sia professionale.
LP – Grazie per queste tue parole, Manuela: sono veramente felice di condividere questa stazione di partenza con te e di cominciare il viaggio all’insegna della lentezza e della profondità. Vuoi raccontarci qualcosa di te e della tua professione?
ML – Sì, direi che già la presentazione che hai fatto tu, Alessandra, racchiude il cuore del mio lavoro, che è un lavoro particolare perché si mette in una zona della nostra vita che fuoriesce dall’idea che abbiamo solitamente di lavoro. Quando pensiamo a delle professioniste, a dei professionisti, immaginiamo persone che portino una sorta di expertise, di conoscenze precise e di metodi da applicare nella propria vita. Con la filosofia tutto questo perde un po’ i riferimenti canonici, perché la filosofia è una materia universale, non prescrive nulla, non dà consigli di buona vita o di come un essere umano dovrebbe fare, ma fa emergere domande. Mi rendo conto che essere una filosofa oggi è una bella sfida: a volte i miei clienti mi chiedono ma chi te lo fa fare? oppure ma non è doloroso farsi solo domande e non avere delle risposte? Io sono molto felice invece di poter avere questo ruolo, perché mi sono accorta che nella mia vita ho cercato tante risposte, mi sono fatta bastare tante risposte, tanti giudizi, tante definizioni, tante visioni definitive: ho visto, invece, che la filosofia ci sostiene in un’apertura mentale che va al di là dei riferimenti canonici. Quei due imperativi che tu hai citato prima, che poi sono dei finti imperativi, sono gli unici in cui veramente credo come punto di partenza per ogni conoscenza personale.
«So di non sapere e conosci te stessa»: dei percorsi infiniti che non hanno mai un punto di arrivo. Quindi la mia professione, di fatto, è stimolare domande, accompagnare altri esseri umani nel loro percorso di conoscenza, che può essere professionale, personale, esistenziale.
LP – In apertura, ho chiesto alle persone di riporre nel loro bagaglio a mano la parola tempo e, con esso, il suo valore: vorrei che tu ci parlassi, dal tuo punto di vista, di questo valore. Per come la vedo io, che poi è un’idea legata alla scrittura, il tempo è qualcosa di fondamentale se si vuole stare dentro di sé ad ascoltare le proprie storie, per riconoscere la propria voce, per trovare le parole. Perché cosa si fa spesso? Si guarda fuori, si cerca qualcosa che possa andare bene o si spreme la propria anima per trovare parole che possano essere utili allo scopo che ci siamo posti per quel momento. In realtà non è così: io credo che sia importante dare più valore al proprio tempo, trovarlo all’interno dei propri giorni per fermarsi ad ascoltarsi. Vorrei sapere la tua opinione, Manuela, sul trascorrere del tempo e sul valore che ha.
ML – Allora, da filosofa devo fare un po’ di passi indietro, Alessandra. È molto difficile fare un percorso di evoluzione, di cambiamento, quindi aprire la propria visione su un concetto se prima non abbiamo ben chiaro qual è il punto di partenza, il che non vuol dire che esso sia già la definizione ideale o quello a cui puntiamo.
I primi filosofi, quelli che chiamiamo presocratici, hanno iniziato dal che cos’è. Che cos’è questa cosa? Di fronte a che cos’è, noi rimaniamo quasi senza parole. Sul tempo, abbiamo tante trattazioni filosofiche e molte parole per dirlo, il tempo. C’è Chronos, per esempio, e anche Kairos, un tempo sfuggente, un giovane con un ciuffo dal quale devo riuscire a prenderlo per poter saltare su quel treno. Chronos invece è un vecchio barbuto, è un tempo che deve essere vissuto, osservato con la saggezza, la lentezza e anche la tranquillità che l’anziano, per esempio, ha. Come viviamo il tempo noi? L’essere umano è forse l’unico essere che riesce a vivere il tempo in varie dimensioni: riusciamo a viverlo nel passato, nel presente e nel futuro, ma soprattutto distinguiamo tra:
- tempo soggettivo
- tempo industriale e sociale, fissato e scandito dalla società in maniera convenzionale attraverso delle unità di misura, che sono i secondi, le ore, le stagioni, ecc.
- tempo invece orticulturale, della natura, quel tempo che noi in un certo senso subiamo come esseri umani.
L’aspetto soggettivo del tempo è un grande bagaglio di riflessione e di creatività che avremmo, perché è nel tempo soggettivo, nel tempo che viviamo dentro di noi come esseri umani – in maniera unica e irripetibile, un tempo che può essere dilatato, contratto, in modo del tutto personale – che possiamo trovare le domande, le risposte, il nostro percorso. Per Heidegger quel tempo di soggettività è il tempo dell’esistere, il tempo in cui noi ci rendiamo conto della nostra esistenza. Esso, anche se noi non lo consideriamo, lavora dentro di noi; dobbiamo avere un rapporto con quel tempo soggettivo per rimanere consapevoli della dimensione in cui viviamo. Il tempo soggettivo è il tempo dell’intelligenza, una parola che significa leggere dentro e per farlo dobbiamo necessariamente aprire le porte di quel tempo soggettivo che non scorre in maniera lineare.
Il tempo sociale, il tempo convenzionale, quello scandito dalle unità di misura inventate dall’uomo per regolare la sua vita, per renderla più ordinata, è un tempo rettilineo, che si muove su una retta in avanti, nel tempo del progresso (il tempo soggettivo, invece, è un tempo circolare, in cui siamo noi a scegliere le fasi da sviluppare). È un tempo che ha una vita, una nascita, una morte di qualcosa, una rinascita, in un circolo continuo. Funzionano così anche i nostri pensieri: nascono, si sviluppano, muoiono e rinascono in un’altra forma. È un esercizio che io porto quasi sempre nell’attività con le persone, perché per riacquisire un valore, e dico anche una profondità del tempo, ma anche per riacquisire proprio la proprietà privata del nostro tempo, è interessante poter osservare il tempo fuori da quella visione lineare in avanti. Non so se tu sei d’accordo.
LP – Io sposo ogni parola Manuela. Questo tempo soggettivo, poi, dal mio punto di vista, è quello proprio al quale cerco di riportare le persone. Ovviamente, non ho le competenze filosofiche per poter condurre le persone in quel luogo lì, ma lo posso fare, e cerco sempre di farlo, attraverso la scrittura, attraverso l’esplicitazione delle proprie emozioni perché è lì, in quelle emozioni, che si trova la nostra soggettività, è lì che ci possiamo riconoscere. Io dico sempre che sono come delle briciole di pane che ci riaccompagnano a casa e, casa, per me, è quel tempo soggettivo. Hai detto una cosa interessantissima: riacquisire la proprietà del proprio tempo. Ad oggi, questo aspetto è veramente cruciale, non solo per scrivere e arrivare alla riscoperta delle proprie storie, ma, in generale, anche per riappropriarsi della propria vita, della manifestazione di noi stessi a dispetto e a discapito di questo tempo industriale che corre solo in avanti verso il progresso. È importantissimo ritrovare quel tempo e portare le persone dentro di sé; non c’è un altro modo di vivere, dal mio punto di vista, non può esserci, se vogliamo autenticità e manifestazione delle nostre persone. Io credo questo.
ML – Attraverso la narrazione, attraverso la scrittura, noi possiamo creare il nostro tempo, possiamo veramente essere noi, le autrici e gli autori, di un tempo non solo soggettivo ma anche nostro proprio. Possiamo decidere noi. Nei romanzi viviamo anche anni, decenni, no? Eppure non perdiamo mai il filo della cronologia di quello che stiamo leggendo, raccontando. Recuperare questo tempo significa anche recuperare la lentezza del ragionamento: è per questo che sposo molto il tuo progetto e comunque, in generale, l’idea di portare il valore della scrittura come un valore proprio di crescita umana e personale. Il tempo è strettamente collegato alla nostra capacità di ragionamento: quel Chronos, quel vecchio barbuto, non è solo il vecchio saggio, ma è la quantità di tempo che noi possiamo dedicare al nostro ragionamento e quindi migliorare la qualità del nostro stare al mondo, la lentezza del tempo è una lentezza creativa che ci permette non solo di pensare ma anche di argomentare i nostri pensieri.
Viviamo una società consumistica che non cambierà, e su questo dobbiamo anche diciamo farci un po’ pace. È una società che consuma tutto, anche il tempo, lo divora: e noi abbiamo sempre la sensazione di avere dei bisogni impellenti, di avere bisogno di qualcosa, di dover aggiungere. È proprio la società in cui siamo inseriti che ci porta a vivere così; se non avessimo continuamente dei bisogni, se non fossimo costantemente proiettati nel dover consumare qualcosa, questo mondo non funzionerebbe più. Essere consapevoli di questa dinamica fa la differenza, ci dà la possibilità di scegliere una dimensione diversa per noi stessi. Andare in profondità è molto faticoso, a volte anche doloroso. La filosofia a volte fa male, come la scrittura, però è un tipo di dolore che ci rende più pronti di fronte alle sfide e questa profondità, che a volte è un abisso nero, profondo, può essere illuminata attraverso un rapporto con la domanda esistenziale in cui c’è sicuramente la scrittura che offre un filo conduttore.
LP – Questo è un aspetto molto interessante. Per una persona come me che scrive, il cui scopo è quello di ricordare, e parlo per me stessa, non in generale, perché poi ognuno ha il proprio scopo, dicevo, la scrittura è un modo per fermare il tempo, per avere un quadro di un momento vissuto, che può essere una parte della propria storia o della storia di qualcun altro, che acquista valore proprio nel momento stesso in cui tu lo racconti, perché diversamente non avrebbe vita, diversamente non verrebbe alla luce. Quindi, quell’esperienza lì, quel racconto lì, quell’emozione lì, va persa, è perduta; chi non godrà dell’opportunità di ascoltare quella storia, quell’emozione, avrà perso l’opportunità di trarre un’ispirazione o di godere di un’emozione, di provare un’emozione dentro di sé che riconosce in quella dello scrittore. La scrittura è un momento per fermare e lasciare lì delle sensazioni, emozioni, eventi, quello che sia, affinché non vadano perdute.
ML – Anche in filosofia si fa uso della biografia, della narrazione, che ha questo scopo, anche per cercare di fare un po’ un punto della situazione di quello che è il percorso di un’esistenza. Quindi anche rendersi conto di come la nostra vita sia sviluppata, di come anche le nostre domande si sono sviluppate.
LP – Senti, a proposito di domande, io ti chiederei, visto che stiamo per ripartire, di lasciarne alcune, quelle che tu ritieni utili, ai nostri audaci cercatori di parole: quali sono le domande che si possono porre per ritrovare il proprio tempo e rientrare in questo tempo soggettivo che ci appartiene?
ML – Sicuramente la domanda iniziale, che deve essere proprio il punto di partenza è:
- cosa è il tempo? Domanda alla quale rispondere dando una propria definizione (non sarà un’impresa facilissima); a seguire potrebbero domandarsi:
- come definisco io il tempo? Guardo in maniera molto oggettiva qual è il mio punto di partenza, perché magari è un punto di partenza, se vuoi, anche negativo, no? Magari il tempo per me può essere angoscia, ansia, preoccupazione. Quindi, si può partire da quella domanda lì per poi provare ad andare sempre più in profondità.
- qual è una mia definizione di tempo buono e qual è invece una mia definizione di tempo cattivo? Per provare a fare un’etica del tempo, sarebbe utile capire quale aspetto del tempo mi fa stare bene e quale invece mi mette in difficoltà.
- Come vivo io il mio tempo soggettivo? Cioè, quale spazio do a questa dimensione importantissima ed esistenziale del tempo?
Attraverso la meditazione, la lettura o la scrittura, ecco, si può riuscire ad avere il tempo per mettersi a contatto con sé stesse e se stessi, per capire effettivamente come si sta, quali siano i nodi gordiani di un certo momento della vita. Costruirsi un tempo di riflessione, è possibile attraverso la scrittura. In filosofia si usa moltissimo il volo pindarico, lo stream of consciousness: scrivere in maniera libera quello che io sento dentro di me apre grandi scenari, dimensioni di pensiero che possono rivelarsi utili per andare a fondo di noi stesse e di noi stessi e recuperare un rapporto più autentico.
LP – Grazie Manuela per questi doni: credo che saranno di grande aiuto ai lettori.
Vorrei chiudere con una citazione tratta dal libro Vision di Alessandra Perotti e che ben si adatta al tema di questa nostra stazione di partenza:
«Smettete di correre, ascoltate il ritmo del fluire del tempo. Come? Il primo passo è ascoltare il respiro, che è cadenza di vita. Questo ci riporta a un ritmo primordiale, ci rimette in sintonia con la nostra interiorità. Smettete di correre.»
Grazie ancora Manuela, per il tuo tempo, per aver accolto questo viaggio; ti sono tanto grata per aver portato il valore del tuo lavoro e delle tue parole qua per noi, con noi, questa sera.
ML – Grazie a te Alessandra, grazie a tutte le persone che si sono collegate, a quelle che vedranno poi la diretta anche in differita. Buon percorso.
Trovi l’intera diretta qui:
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