Il percorso della memoria

La vita tra le parole

 

DISCLAIMER

in questo articolo ti parlerò dell’importanza della memoria, del suo valore inestimabile che non può essere perduto. Ti spiegherò come, dal mio punto di vista, è possibile farlo e quali vantaggi può avere per te e per il tuo lavoro.

 

 

«Narrare è l’arte di lasciare andare una storia, una trama e uno stile nel flusso
di un unico gesto. Il suo scopo è tenere insieme cielo e terra»

Alessandro Baricco

 

Gli anni, gli eventi che ne riempiono i giorni, passeggiano dietro agli occhi, come personaggi di un romanzo che credi di aver letto; inciampano tra le dita, mentre le chiudi per afferrarli e non lasciarli andare. Hanno la consistenza stessa del vento, della luce quando sfuma nel tramonto, il suono lieve della voce quando dice addio. Non basta guardarli o chiuderli negli occhi, tra le palpebre ed il prossimo battito del cuore per tenerli: essi si frantumeranno non appena varcheranno la soglia del tempo che porta via tutto; bagliori, risate antiche, sguardi mancati, carezze prolungate per non aver avuto il coraggio di dire una parola.

I giorni vissuti sono costellati di momenti che ci hanno segnato, di profumi che non scorderemo, di sguardi o assenze imponenti come montagne e rimangono, spesso, solo nella nostra testa.  Io credo che meritino più attenzione e considerazione. Credo che meritino di prendere corpo e spessore e impazienza di venire alla luce, di nuovo, in forma di parole.

Svoltato un angolo qualsiasi della vita di ieri trovi tracce di ciò che è stato: la bambina, il viaggio, un figlio che nasce, un periodo felice, la lotta contro un mostro che ti ha inghiottito ma non vinto; impavide gesta o codardi rimorsi, scelte coraggiose, accomodate tra le parole, nei biglietti appesi ai muri, nel silenzio di un pensiero, nel valore di un istante che porti sempre addosso: briciole personali dalle quali scaturiscono ricordi come emozioni.

Che valore ha tutto questo, lo sai?

 

Io l’ho capito. Ho imparato a prendere bene le misure, in questi ultimi tre anni.
Prima del tumore di mio padre, prima che mia madre rischiasse la vita per aver contratto il Covid, mi riempivo la bocca di amore e di concetti che sapevo di sapere e allora li tenevo ben bene appiccicati alla fronte, come un post-it. Tutto questo reiterare, però, non era uguale a vivere, e ricordare, e dare valore al presente; negli atti, intendo. Nel cuore, sotto la pelle, nel respiro. Amore, amore, amore. Bella parola: ma sai quanto può suonare vuota se non trova sintonia con la tua persona? Vale per tutte le parole.
Tutte le storie sono belle quando sono raccontate bene: ma saranno vere? Non reali, ma vere perché portano dentro la certezza di essere nate da una corrispondenza tra essere umano e vissuto, tra anima e forma scritta, tra parola e racconto.

Io l’ho imparato, credimi, ed ho amato impararlo, segnarmelo sul cuore e sotto le unghie poiché, poi, ne ho fatto il mio mestiere: raccontare la vita tra le parole, nascosta nelle tasche, così piene di ricordi, nel portafoglio, in fondo alla borsa.
E credo che siano proprio quelli i momenti da non dimenticare, assopiti sotto la pelle, che non puoi permettere divengano mera foschia tra i capelli, stretti in quelle mani che chiudi, sempre, per non lasciarli andare.
La memoria non è indelebile, al contrario: è fatta di passi, rumori familiari che si muovono sull’uscio del tempo. E bisogna far piano, poiché la fretta impiega un attimo a spaventarli e farli volar via.
Esiste un solo espediente per dare ai ricordi l’immobilità che meritano, la bellezza di un per sempre perfetto, ed è la parola. Non c’è memoria che non possa essere fermata attraverso la scrittura: le parole lo sanno, per questo profumano di eterno.

Anche le tue.

C’è una frase scritta da Duccio Demetrio, fondatore dell’Università dell’Autobiografia di Anghiari, che apprezzo molto e che voglio riportarti, perché credo che racchiuda in sé tutto il senso di quanto scritto fino a qui:

Le memorie sono storie prima o poi destinate a dissolversi nell’eterno ciclo del chiudersi e riaprirsi delle strade della vita, incrociandosi con il presente. Non disperderle, anzi custodirle – attraverso scritture autobiografiche intrecciate con foto dimenticate che tornano a vivere – equivale a ritrovare il senso originario e profondo della propria esistenza […] a ricordare, a rallentare, a trasmettere ad altri il desiderio di non recidere quei fili col passato che hanno iniziato a tessere le nostre vite.

Come si può scrivere un testo di tale portata? Come si può tradurre una vita, o parte di essa, anche un minuto soltanto, così vasto e potente da cambiare il corso degli eventi?

Affidandosi a chi lo fa per professione, a chi ha sotto le dita e dentro alla testa la capacità di tramutare un’immagine sfocata in dettagli precisi, sensazioni, profumi, bellezza.

Essere una ghostwriter significa anche questo: avere il privilegio di ascoltare storie di ogni natura, intime, coraggiose, insomma quello che ti pare, ma sempre storie, e poi dar loro vita nuova attraverso la parola.

 

I ricordi

I ricordi

 

Ho scelto di mettermi al servizio della bellezza di tutti quei racconti e scrivere per coloro che non sanno cercare le proprie parole come ulteriore atto di amore verso le storie. È irrilevante che si tratti di un accadimento, un giorno speciale, una decisione, un momento soltanto che non puoi lasciare: noi, insieme, imprigioneremo il tempo tra le righe e lo porteremo al mondo dandogli la veste che tu vorrai. Che sia una Newsletter o un racconto da pubblicare a puntate sul Blog o, perchè no, un libro possiamo, sì, possiamo farlo: ho voluto renderlo possibile.

 

Da che parte si comincia?

 

Ci sono due o tre cose che, dal mio punto di vista, puoi cominciare a fare per non perdere traccia del tuo vissuto e, chissà, magari scriverlo:

  • tenere un piccolo taccuino sul quale annotare, pensandoci o, magari, quando ti tornano alla mente, gli eventi significativi della tua vita o del tuo lavoro. Usa delle parole chiave che rimandano a quel momento e associa, ad ogni parola, l’emozione che ti suscita;

 

  • sollecitare la tua Madeleine de Proust ovvero riportare a galla la memoria attraverso uno dei cinque sensi: ascoltare una certa canzone, mangiare un determinato piatto o sentire quel profumo che non hai mai dimenticato. Quando ti troverai in quel momento della tua vita, prendi in mano il tuo taccuino e scrivi ciò che la vita ti rimanda;

 

  • fare lo sforzo (sì, un piccolo sforzo ci vuole) di leggere un libro, o parte di esso, ogni tanto. Non serve partire da “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, va bene anche qualcosa di più semplice, basta che sia qualcosa che ti appartiene. La lettura serve ad ampliare il tuo vocabolario ed a mostrarti un buon modo per scrivere un ricordo.

 

Potrei andare avanti a lungo, ma direi che, per cominciare, è abbastanza.

Se invece, nonostante questi suggerimenti, senti che questa parte (il racconto della memoria, o, se vogliamo, lo storytelling) non ti appartiene o non hai tempo per portarla avanti e neanche la voglia, perchè vuoi dedicarti ad altro che ti entusiasma di più, puoi affidare a me questo compito.

Di solito si inizia con un appuntamento da remoto, concordato, durante il quale mi lascio raccontare ogni dettaglio: sfumature, sentimenti, emozioni, occhi e mani e passi; chiedo, anche, cosa si desidera scrivere per condividerlo con i propri lettori. Infine, osservo e ascolto per poi immergere ogni singola parola nel vissuto che mi è stato mostrato.
Mi occupo personalmente della stesura della prima bozza che, dopo qualche giorno, consegno al narratore del momento affinché possa leggerla e provarla sulla pelle, riconoscere i propri istanti, riprendere le stesse forme di bellezza, riassaporare evanescenze: voglio che le persone che si rivolgono a me possano indossare la propria storia, come se fosse l’abito più bello che possiedono.
Credo che l’atto di scriverla rappresenti un gesto di grande valore verso sé stessi o il proprio mestiere, perché la memoria e la parola stessa, soprattutto se condivise, sono il bene più prezioso che possediamo.

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Alessandra Ferro Newsletter

 

 

 

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