Voci come la mia

Quanto conta raccontare la propria storia

Raccontare la propria storia non è solo un esercizio di scrittura, ma un gesto di consapevolezza. Un atto che, se fatto con autenticità, può generare trasformazione, connessione e ispirazione. In questo articolo esploriamo insieme il valore dello storytelling personale attraverso l’esperienza di Jessica Pellegrino, imprenditrice e guida spirituale, che ha scelto di mettere la propria storia al centro del suo lavoro.

 

Alcune storie non si raccontano, si attraversano e in quel passaggio qualcosa si apre: un punto di verità, di riconoscimento, di trasformazione.

Siamo alla seconda stazione di questo viaggio chiamato Voci come la mia e oggi ad attenderci c’è una voce che ha scelto di raccontarsi con coraggio, trasformando la propria storia in una guida per gli altri.

Jessica Pellegrino – imprenditrice e Divine Manifestor – ha reso la narrazione personale un atto di connessione profonda, non solo con chi la segue, ma prima ancora con sé stessa.

Parlare con lei è come fare un viaggio all’indietro nelle radici di ciò che oggi mostra al mondo e, allo stesso tempo, in avanti verso la possibilità di raccontarsi senza paura. Con autenticità, con consapevolezza, con anima.

Con il termine Divine Manifestor, Jessica si descrive come colei che accompagna le imprenditrici multidimensionali verso la riscoperta della propria divinità interiore, per manifestare indipendenza personale ed economica. Questo titolo, nato grazie a una canalizzazione, racchiude tutta la sua esperienza di vita e il senso profondo del suo lavoro.

Ogni esperienza vissuta, ogni ostacolo superato, è diventato parte di una struttura, di un metodo, di un linguaggio: Jessica unisce mente, corpo e spirito in un approccio che non separa l’identità personale da quella professionale.

Il cuore della sua metodologia è semplice e insieme profondo: partire da sé, integrare la propria storia e, da lì, costruire strumenti concreti per evolvere nel lavoro e nella vita.

Condividere, per Jessica, non è un atto di visibilità, ma un gesto di cura e responsabilità.

 

Durante l’intervista, ci spiega di non aver mai trovato utile seguire chi si presenta come perfetto, senza mai mostrare il proprio cammino, le fatiche, le cadute. Per lei, l’insegnamento più vero nasce dall’esperienza vissuta e integrata.

“Mi è sempre risultato difficile affidarmi a chi racconta solo i successi. Io ho bisogno di sapere che chi mi guida ha attraversato qualcosa di simile, che ha camminato anche nel buio e ha attraversato i miei stessi solchi.”

Ed è proprio qui che la narrazione diventa un atto rivoluzionario: non si tratta di costruire un’immagine senza crepe, ma di illuminare i punti d’ombra, di sostarci dentro, abitarli e da lì far nascere qualcosa di nuovo.

Jessica non desidera suscitare ammirazione, ma offrire possibilità. La possibilità di riconoscersi nelle ferite, nei processi lenti, nelle trasformazioni che avvengono solo quando si ha il coraggio di restare.

“Le difficoltà, i momenti bassi, non sono ostacoli da nascondere, ma verità che possono diventare risorse. È da lì che nasce il mio metodo, è da lì che guido le donne che si affidano a me.”

Raccontare la propria storia è un modo per creare connessione, empatia, fiducia: Jessica lo fa attraverso le parole condivise sui social, sul suo canale YouTube, nelle newsletter e, soprattutto, nel lavoro quotidiano con le donne che accompagna.

Ha scelto consapevolmente di esporsi, di raccontare anche i propri momenti di fragilità e questo ha creato una comunità autentica, fatta di persone che vibrano sulla sua stessa frequenza, perché riconoscono la verità delle sue parole.

“Non mi interessa essere su un piedistallo. Mi vedo come una guida tra altre guide. Siamo pari, in uno scambio continuo.”

È proprio questo suo approccio ad aver generato, in modo naturale, una scelta potente: scrivere il suo libro, Strong. Partendo dalla sua storia personale, che fa da cornice all’intero progetto di scrittura, Jessica ha voluto donare alle lettrici strumenti utili ed efficaci per giungere a manifestare il proprio potere interiore, gli stessi che lei stessa ha utilizzato nel tempo per affrontare i giorni, anche quelli più sfidanti.

Un libro che non era solo un progetto, ma una vera e propria manifestazione, un atto di trasformazione. Jessica lo ha descritto come un simbolo, un ponte verso un nuovo capitolo della propria evoluzione.

“Quando ho deciso di scrivere il libro, era come se fosse già scritto. Non sapevo come, non sapevo quando, ma sapevo che sarebbe accaduto.”

Ma sia chiaro, manifestare non è un atto magico, è un processo che parte da un lavoro profondo, che smuove emozioni e ci chiede di guardarci dentro. Scrivere Strong ha significato esplorare nuove parti di sé, abbracciare una trasformazione che andava oltre le parole e diventava gesto tangibile. Non è stato solo un traguardo, ma una sorta di passaggio iniziatico, un modo per dire: “Io sono anche questo. E da qui si può rinascere.”

“Scrivere il mio libro è stato come lasciare un manuale da tramandare. Da madre a figlia, da zia a nipote, da amica ad amica.”

Raccontarsi è un dono, un atto di responsabilità verso sé stesse e verso chi ci ascolta. La storia che riceviamo rappresenta un messaggio che invita a guardarsi dentro, a riconoscere la propria unicità e a dar voce alla verità di cui siamo custodi.

In chiusura, Jessica lascia una parola che chi legge potrà conservare nel proprio bagaglio a mano: verità. E con essa, un invito:

“Esplorate la vostra storia, osservatela, arricchitela con ciò che la vita vi mostra ogni giorno.”

Abbiate il coraggio di dare voce alla vostra storia. Di riconoscerne il valore. Di portarla nel mondo.

 

Guarda l’intervista completa su YouTube

 

 

 

 

 

Alessandra Ferro Newsletter

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