Tutti abbiamo una storia

Come trovare le parole

 

“Come fai?”

 

Ogni volta che qualcuno – imprenditrici digitali, Solopreneur, Freelance o anche persone che mi seguono per mero amore della lettura – mi pone questa domanda io mi rendo conto di quanto la scrittura sia per me un’attitudine del tutto naturale e per altri, invece, si riveli uno scoglio importante: non sanno decidersi su cosa scrivere o come scriverlo; non trovano le parole o, quelle che emergono, non traducono ciò che hanno dentro, non raccontano davvero.

La mia scelta di divenire una ghostwriter, una Parolaia delle Emozioni, si accomoda proprio in questa distanza tra ciò che si prova, e si vorrebbe dire, e l’insoddisfazione nell’esprimerlo. Non parlerei affatto di incapacità perché credo che, per quanto possa essere impegnativo, ognuno di noi sia in grado di tradurre in parole il proprio animo: basta dedicare il giusto tempo e la giusta cura alla storia che si contiene ed alle parole che la racconteranno.

Spesso mi dimentico di aver reso questa attitudine alla scrittura il mio mestiere. Poi, certi giorni, accade, d’improvviso, la bellezza che non mi aspetto, quando arrivano i messaggi di coloro che ho aiutato – li chiamano clienti, ma no, grazie, io preferisco chiamarli audaci cercatori di parole – dicevo arrivano i messaggi di chi ho aiutato a ritrovarsi nel proprio racconto e nelle parole che già erano lì, appoggiate da qualche parte senza essere viste. È a quel punto, sempre, che il cuore si colma di gioia e gratitudine.

Se avessi dovuto rispondere un anno fa alla domanda Come fai? non avrei saputo farlo davvero, poiché non avevo coscienza del mio mestiere e del come lo portavo avanti. Non ricordo neppure di un come, in realtà.

 

È stato quando ho cominciato a capire che fosse un lavoro vero ed a credere, io per prima, che volevo farne il mio lavoro, che ho iniziato a guardarmi, ad ascoltarmi ed a capirmi, come scrittrice.

È stato quel giorno, che, infine, mi sono accolta ed ho individuato un tragitto personale per giungere alle parole e far sì che non svolazzino più soltanto sopra un foglio, ma, al contrario, divengano narrazione di vite, amori e ricordi, o professioni o mondi che mi chiedono di raccontare. Parole degne dei lettori.

Come faccio, quindi?

 

  • Leggo.
  • Ascolto.
  • Guardo.
  • Infine aspetto.

 

Leggo con attenzione ciò che le persone scrivono per conoscerne il mondo e la storia: sono certa che nelle parole che si dicono ogni giorno, nella loro testa, si trovino i primi indizi. Le segno con la matita, soprattutto quelle che individuo come singolari all’interno di un certo contesto emotivo: è come se mi trovassi davanti ad una porta segreta che mi condurrà laddove, la persona che mi ha chiesto di trovare le sue parole, non sa ancora di poter giungere. Quelle parole sono come piccoli varchi impolverati nella cantina di una casa antica. Tu entri per cercare qualcosa e poi, per sbaglio, inavvertitamente, ti appoggi da qualche parte, perché lo sappiamo tutti che accade sempre, non neghiamolo, dicevo tu appoggi la mano da qualche parte ed ecco che scopri l’accesso ad un luogo altro che non ricordavi, non conoscevi, non vedevi: ecco, lì ci sono molte parole che possono essere portate alla luce ed io, oh, sapessi, io, quando si aprono quei varchi sussulto, per la curiosità e l’ardore.

Ascolto il tono di voce della persona che mi sta parlando, mi perdo in quei suoni, perché potrebbe giungere un tremore, oppure un colpo di tosse, o chissà che altro può trasportare un cuore attraverso la propria voce. Perciò la mia attenzione è totale quando le persone che mi raccontano il loro racconto o mi spiegano cosa vorrebbero dire.

Guardo la persona esterna che cerca di narrarmi il dentro. Vedo il gesto, il capo che si muove, lo sguardo che volge l’attenzione altrove per timidezza o vergogna. Il fuoco nelle pupille, le braccia aperte come la stanchezza dei gesti per un peso che accompagna, o un’assenza che insegue e si appoggia continuamente sulla spalla.

Aspetto che il disegno, unione di voce e pensiero, si faccia storia, visione di ciò che ho sentito attraverso i suoni. Aspetto di percepire le parole che tradurranno quel gesto, quell’assenza, o un amore che arriva, che è andato, come la vergogna di dirsi ed esporsi, ma io li vedo, tutti quanti poi, in questo magico e splendente disegno che come un puzzle si compone e mi chiede, infine, di venire alla luce, un dipinto fatto di parole che tu non sai, ma che io annuso, scovo, tra le pieghe della tua vita.

Solo alla fine scrivo. La persona, come la storia, con le parole che si sono palesate. Quelle che non si vedono, eppure sono lì appoggiate da qualche parte.

Non sono quella delle soluzioni, lo sai, perciò non ti dirò che per scrivere un buon articolo dovrai fare certi passi, o usare talune parole.

 

Ciò che posso fare per te (ho condiviso un paio di strumenti anche in questo articolo) è passarti la convinzione che, alla tua maniera, anche tu puoi mettere in pratica ciò che faccio io. Perciò, caro cercatore di parole:

Leggi le parole che hai scritto fino a prima di trovare questo articolo e trova le parole che, secondo te, sono più significative per la storia che vuoi raccontare;

Ascolta ciò che racconti quando parli del tuo lavoro o di quel servizio così unico che hai ideato;

Guarda, o meglio guardati, mentre porti avanti quel mestiere che ami tanto e divieni consapevole di quanto è potente ciò che ti muove ogni giorno;

Aspetta, non avere fretta, aspetta: le parole arriveranno. Le tue.

Se non ti ho ancora convinto sul fatto di poterlo farescrivere dico, credo che potrebbe darti una mano il breve corso gratuito che ho creato per le persone che, come te, provano quella insoddisfazione di cui parlavamo poc’anzi o che iniziano a sudare freddo al solo pensiero di mettersi a scrivere.

 

Il corso pone l’attenzione su come scrivere una Newsletter che ti racconti fino in fondo, ma gli esercizi proposti potranno esserti utili in ogni caso. 

Vieni a dare un’occhiata: io credo che ti piacerà l’idea e, alla fine, vorrai iscriverti.

Da questa parte: BRAND & EMOZIONI. Scrivere una Newsletter che ti racconti

Allora, che ne pensi? Ci vediamo lì, tra le parole e nelle tue storie.

 

 

Alessandra Ferro Newsletter

Nessun commento

Pubblica un commento